Ed ecco a voi un modo innovativo di parlare del vino e della sua storia. Dimenticatevi i classici musei del vino con torchi e vecchie botti a volte neppure spolverati, senza magari le didascalie più basilari. Il Museo del Vino di Barolo, il WiMu, nasce con un’idea completamente diversa, quella di creare un percorso emozionale. Ora, l’ammetto, io ieri non ero all’inaugurazione ma in campagna con alcuni amici a festeggiare altro, però oggi sono andata a guardare per bene il sito e questo museo promette bene. Anzi di più. Il sito è chiaro, ricco di contenuti e informazioni pratiche ma anche utili ad approfondire. E si spiega anche il concept particolare. L’allestimento è stato curato da François Confino e per questo mi permetto di parlare sulla fiducia: sei o sette anni fa ho visto l’allestimento che ha fatto all’interno del Museo del Cinema, sotto la Mole Antonelliana, un allestimento che mi è rimasto nel cuore così come posso stare certa che sarà anche per questo museo. Peccato solo che l’intervista su Youtube in cui racconta come ha concepito il museo non abbia i sottotitoli – se masticate poco il francese dovrete accontentarvi dei testi nel sito che invece sono ancora solo in italiano anche se il sito è predisposto già per 4 lingue (italiano, inglese, francese e tedesco) ma in cui si spiega sala per sala, così come nel tour virtuale: cliccate sulla mappa di ciascuna sala e si aprirà una foto con la didascalia esplicativa. Bravi, non vedo l’ora di visitarlo.

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