Dopo Buta Stupa, progetto nato già qualche anno fa, anche il Consorzio della Denominazione San Gimignano invita i consumatori dei propri vini a un consumo moderato portandosi a casa la bottiglia non terminata. Il progetto si chiama, molto semplicemente, Take Away e coinvolge 20 ristoranti/locali di San Gimignano e dintorni ai quali il consorzio ha fornito 3000 kit bag & cork da dare ai clienti interessati a portarsi a casa la bottiglia. I kit contengono mini-shopper da bottiglia con logo del consorzio e tappo ermetico per poter richiudere la bottiglia.
A un mese dal lancio (22 maggio 2010) si tirano le prime somme: dei kit forniti il 10% è stato già utilizzato ma soprattutto da turisti americani e tedeschi. Gli italiani? si stanno ammorbidendo un pochettino, ma ci vuole ancora un po’ di tempo. La paura di sembrare tirchi (nella comunicazione del Consorzio si usa addirittura la parola “pezzenti”, un po’ troppo forte magari) è ancora radicata nel subconscio dell’italico consumatore. Sarà invece che proprio italica non sono ma queste iniziative mi piacciono tantissimo e la trovo perfetta per chi fin da piccolo è ossessionato dal piatto che va finito. Non si può lasciare nulla. E così davvero non si lascia nulla ma addirittura l’esperienza piacevole della sera precedente riesci a farla proseguire, il ristorante ti entra dentro casa e resta dunque più memorabile agli occhi del commensale della sera prima. Insomma, un’iniziativa ottima per produttori vitivinicoli e ristoratori insieme.
Trovo che sia un’iniziativa interessante e socialmente compatibile con la vigente normativa.
Un servizio, il Take Away, che attirera’ molti appassionati di bacco, sono convinto. Quali i costi per Ristoratori e Enotecari? Una wine bag per ogni etichetta non terminata equivale a un’annata in più’ sulla propria cantina, o no?
A Voi districare il quesito, a me l’attenzione di seguirVi.
Felice pensiero,
Bf
Ciao Bruno! il consorzio non fa pagare i ristoratori, o almeno questi primi tremila kit sono gratis.
Buta Stupa invece fa pagare ma credo che sia un buon investimento. Anche se si decide di fare delle bag personalizzate, con tanto di tappo. Ormai con la stampa digitale i costi sono bassissimi e oltre a liberare la cantina, come hai giustamente fatto notare tu, c’è anche il fatto che appunto si fa proseguire l’esperienza a casa. Il cliente del ristorante poi magari porterà in giro la shopper quando si presenterà a casa degli amici con una bottiglia di vino 😉
siamo sicuri che i ristoratori gradiscano l’iniziativa? diciamo la verità: le bottiglie non terminate dai clienti finiscono alla mescita, con la conseguenza che una bottiglia già venduta viene rivenduta (anche se parzialmente) al calice ad altri clienti.
Ed è certo che nell’arco di un anno questo giochetto frutta parecchio… parola di sommelier
Isa, beh, dipende dalla lungimiranza ancora di più che dalla serietà del ristoratore. Non nego che riciclare una bottiglia non finita con la mescita frutti parecchio ma al tempo stesso un servizio come quello della “doggy bag” permette di fidelizzare il consumatore. Quindi se il ristoratore considera la vita media di un cliente come più lunga di una volta singola, e punta affinché sia così, allora probabilmente ricaverà di più dal mantenimento della clientela nel tempo attraverso strumenti di fidelizzazione come questo.
Certo è che se la clientela è composta maggiormente di persone di passaggio – magari turisti italiani, con tutta la diffidenza tipica del consumatore italiano verso le doggy bag, allora non c’è storia, è certamente più redditizio puntare sulla mescita del giorno dopo.
Bell’idea, ma temo che cadrà presto nel dimenticatoio, noi italiani siamo troppo “signori”. E se invece puntassimo maggiormente sui formati intermedi? Mi sembra che Fontanafredda stia facendo qualcosa in questo senso con bottiglie da 0,5 e 1 litro.
Alessandro, il formato da 500 ml è senz’altro un’alternativa interessante e infatti non lo fa solo Fontanafredda, ormai ci sono tante aziende che utilizzano questo tipo di bottiglia. Anche più piccole. Al volo mi viene in mente la Mazziotti sul lago di Bolsena ma ce ne sono tante altre.