Mi è arrivata notizia una decina di giorni fa di una campagna di affissioni dell’azienda di Zafferana Etnea Etna Rocca d’Api. La campagna, ideata dall’agenzia Signorelli & Partners di Catania, prevede l’affissione di manifesti con le immagini qui accanto per 15 giorni nelle principali città siciliane (Catania, Palermo e Messina).
Mi piace molto l’artwork, l’idea di inserire la bottiglia nel paesaggio etneo che di sicuro trova la massima efficacia (e riconoscibilità) nella bottiglia che si sostituisce alla colonnina sul terrazzo con vista sull’Etna. Mi convince meno il copy “Il vino buono, sta nella botte accanto“. A parte l’errore di sintassi (mai separare soggetto e predicato con la virgola, non c’è licenza poetica che tenga) leggendo il claim e leggendo il comunicato stampa che recita “… ammicca il claim, come dire “Siciliani, imparate a conoscere e apprezzare il vino delle vostre terre”” mi vengono un paio di dubbi. Innanzitutto, se penso alla botte accanto e mi immagino in Sicilia, non so, mi viene da pensare alla Calabria. E forse in questo caso il copy sarebbe stato realmente provocatorio. Ma l’altro dubbio che mi viene è questo: nel comunicare il vino al consumatore siciliano è  davvero necessario  che qualcuno insegni a quest’ultimo ad apprezzare le proprie bellezze paesaggistiche, le proprie eccellenze gastronomiche? Forse il mio giudizio è influenzato dall’aver conosciuto soprattutto siciliani fuori sede, trasferiti a Roma, ma ho sempre notato in loro un sano orgoglio verso la propria terra e spesso e volentieri anche chi non sapeva molto di vino in generale ne sapeva comunque di vino siciliano. Ma forse il mio campione di amici siciliani non è statisticamente rilevante.

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