Ok, lo ammetto, già solo quelle tre parole, responsabilità sociale d’impresa, potrebbero mettere a disagio parecchie persone. Quindi inizio con una definizione: che cos’è la responsabilità sociale d’impresa? Per molte aziende del vino è qualcosa che sotto tanti punti di vista si applica già, senza saperlo. Secondo il World Business Council for Sustainable Development, la responsabilità sociale d’impresa è:
il continuo impegno dell’azienda a comportarsi in maniera etica e a contribuire allo sviluppo economico, migliorando la qualità della vita dei dipendenti, delle loro famiglie, della comunità locale e più in generale della società.
Molti di voi, tra i produttori di vino e del settore agroalimentare lettori di queste pagine, si riconosceranno in questa definizione. Che vale anche per le cooperative che lavorano bene, per dire. La responsabilità sociale, secondo l’INEA (Istituto Nazionale di Economia Agraria) che da tempo si occupa di questo ambito, si sviluppa in quattro macro-aree: territorio, prodotto, ambiente, risorse umane. Se lavorate per salvaguardare il territorio, l’ambiente, per produrre prodotti di qualità magari utilizzando meno chimica possibile, se vi impegnate a migliorare la qualità della vita di chi lavora in cantina con voi, le loro famiglie, allora state facendo azioni di responsabilità sociale d’impresa. «Quello che manca è la consapevolezza e già prendere coscienza di ciò che si fa è un primo passo», ha spiegato la settimana scorsa Lucia Briamonte dell’INEA. Perché? Perché se si prende consapevolezza di questa azioni si può valorizzare meglio quanto si fa.
La scorsa settimana ero appunto in Val d’Agri, per un laboratorio che l’INEA ha organizzato assieme alla Regione Basilicata sul tema della responsabilità sociale d’impresa e rivolto alle imprese locali del settore agroalimentare (per trasparenza dico subito che ho collaborato anch’io al progetto sebbene a distanza). L’incontro aveva l’obiettivo di fare il punto su quanto fatto finora durante gli incontri che hanno coinvolto aziende ma anche associazioni e organizzazioni locali (i cosiddetti stakeholder, nel linguaggio della programmazione europea). Ora, tra le cose dette quella che più mi interessa evidenziare qui c’è stata una spiegazione di Walter Sancassiani, di FocusLab, società di consulenza strategia che si occupa di progetti green e di sostenibilità.
La responsabilità sociale d’impresa diventa un elemento di competitività, perché fa distinguere meglio un prodotto agli occhi dei consumatori attenti.
Ogni produttore di vino sa quanto sia complesso emergere rispetto alla massa, differenziarsi. La responsabilità sociale d’impresa, in quest’ottica di marketing, diventa quindi un elemento di differenziazione, qualcosa capace di dare un chiaro posizionamento a un’azienda. Insomma, la responsabilità sociale può trasformarsi in un modo per farsi scegliere dai consumatori.
Ovviamente per valorizzare questo posizionamento bisogna comunicarlo, renderlo visibile. E aggiungerei io, bisogna fare in modo che i consumatori sentano questo aspetto come un vantaggio personale per loro. Qui viene fuori magari un po’ di cinismo però se un prodotto fa stare bene il consumatore, questo sarà più attento che non se il prodotto fa stare genericamente bene l’ambiente.
Come si comunica la responsabilità sociale d’impresa? Gli strumenti sono i solito. Ben vengano quindi video, etichette speciali e brochure esplicative, e aggiungerei anche sezioni dedicate all’interno del proprio sito internet. Le cose vanno dette in modo chiaro, altrimenti la gente, bombardata da informazioni, non ci fa caso.
Tante di queste azioni sono state fatte dalle aziende che hanno partecipato a questo laboratorio, con cui si è puntato a creare strumenti reali, al di là degli incontri e delle discussioni. Sono stati coinvolti vari produttori della zona e di questi cinque hanno seguito tutti gli incontri e sono riusciti a creare una piccola squadra per promuovere insieme i loro produttori e il territorio: sono produttori di Canestrato di Moliterno, fagioli di Sarconi, vino biologico della Val d’Agri, biscotti e taralli, e salumi locali. Insieme hanno realizzato la Cesta della Responsabilità Sociale d’Impresa, realizzata con materiali locali e tecniche artigianali e pensata come la classica cesta regalo natalizia. La cesta avrà un’etichetta parlante e verrà distribuita attraverso il canale offerto dal Parco Letterario Carlo Levi di Aliano che conta ogni anno migliaia di visitatori. Fare rete si può e si deve fare. Ed è il modo migliore per valorizzare quanto di buono si sta facendo.
A questo link trovate invece un video in cui i vari produttori sinteticamente raccontano la loro esperienza e il lavoro fatto in termini di consapevolezza e promozione.