Questo sabato, 17 maggio, si terrà a Ferrara una tavola rotonda dal titolo “Vite di Donne – le vignaiole si raccontano” (tutti i dettagli qui). L’evento è stato organizzato dall’Associazione Culturale PIV, in collaborazione con l’antropologa Lucia Galasso che guiderà la tavola rotonda. L’idea è proprio quella di raccontare le donne del vino e di vedere come le donne del vino di oggi si raccontano oggi.
Per l’occasione ho intervistata Lucia Galasso chiedendo il suo parere di antropologa dell’alimentazione sulla comunicazione del vino al femminile.
Come è nata l’idea di questa manifestazione?
L’idea è nata ad Arianna Fugazza, presidente dell’Associazione PIV di Ferrara. E’ lei che meditava da un po’ su come creare un evento dove discutere e parlare del ruolo della donna nel settore vitivinicolo, contadino. Cosa spinge, insomma, una donna a tornare o scegliere di continuare a lavorare la terra, nonostante le difficoltà, i sacrifici ma anche le soddisfazioni e le gioie che questo comporta.
Arianna ha poi deciso di coinvolgermi per gestire quella parte dedicata al raccogliere le storie di vita delle vignaiole, al saperne fare così un mezzo per condividere esperienze e trasmettere una realtà un po’ troppo spesso ammalata di romanticismo.
Come cambia il modo di raccontarsi delle vignaiole rispetto ai vignaioli? Quali sono i punti in comune e le differenze, se ci sono?
In comune c’è sicuramente la scelta di lavorare nello stesso campo, quello del vino, a vari livelli e sotto vari aspetti. Ma poi cambia tutto, proprio perché la sensibilità e l’esperienza sono diverse, come la storia che le ha generate. Se torniamo a inizio Novecento non si può fare a meno di notare quanto sia cambiata la donna contadina. Prima per lei la terra era un destino senza appello, una schiavitù crudele, vissuta in condizioni che oggi farebbero inorridire. Per lei era ancora più dura dell’uomo, doveva sommare al lavoro nei campi la cura della famiglia, del bestiame e della casa. Non a caso Nuto Revelli, nel 1985, definisce la donna “l’anello forte” (che è poi anche il titolo della sua opera dedicata alla condizione della donna contadina). Con questo evento vogliamo anche riflettere su quale sia stata la parabola evolutiva di questo cambiamento.
La comunicazione del vino al femminile: un’esigenza o un’opportunità?
Penso sia un’opportunità che vada colta. Ecco perché “Vite di donne” cerca di farlo in maniera differente, dando la parola direttamente alle donne che lavorano nel vino (le protagoniste sono loro, il vino secondariamente). Raccontare il proprio vissuto e se stessi crea empatia con chi ci ascolta, riesce a trasmettere valori, visioni della vita, coraggio, determinazione.
La cultura contadina è sempre stata caratterizzata dalla tradizione orale, così abbiamo scelto di affidarci a questo particolare registro, ha un’ancestralità che conforta, forse perché parla di ritmi che ci sono sempre appartenuti, ma che sono stata recisi malamente dalla contemporaneità.
Quali sono i valori che una donna vignaiola secondo te dovrebbe comunicare oggi?
Lo ha sintetizzato perfettamente Chiara Barioffi, dell’Azienda Le Casalte: “Mi sento uguale a tutte quelle donne che oggi lottano per la scelta fatta, forse di moda oggi, decisamente controcorrente vent’anni fa, di occuparsi di qualcosa che in sé racchiude sensibilità, ideali, poesia, creatività, rispetto e cultura, insieme a fatica fisica e mentale, sudore, macro problemi di vario genere. Una sfida con se stesse e la natura”.
Una comunicazione al femminile non rischia di rafforzare le differenze di genere? Quali sono gli errori che una donna vignaiola dovrebbe evitare nella sua comunicazione?
Le differenze ci sono, perché nasconderle? E’ il modo in cui vengono gestite che può essere giusto o sbagliato, se riusciamo a valorizzarle o a stigmatizzarle. Quindi non penso sia vincente emulare il modo di lavorare dei colleghi maschi, si rischia di perdere proprio le caratteristiche che fanno… “la differenza”! Buona parte di queste le scopriremo a Ferrara, perché penso si inaugureranno nuove modalità di comunicare il vino e il suo mondo.