Un po’ fa sorridere, che proprio in un paese come gli Stati Uniti, dove troppe volte sono stati trovati sul mercato vini che venivano spacciati per italiani, ci si sia inventati questa nuova cosa… Però meglio sorridere che piangersi addosso, no?

I sigilli anti-frode sono stati infatti provati per la prima volta da alcune aziende statunitensi, canadesi e francesi. E tanto per cambiare, l’innovazione parte da esigenze di mercato. Certo, non siamo sicuramente ai livelli dei sigilli di garanzia che quelli della Johnson & Johnson hanno “dovuto” inventare ormai 25 anni fa quando un maniaco-terrorista dell’epoca si era inventato di mettere pillole velenose nei flaconi fino ad allora non sigillati di medicine, però anche questa innovazione potrebbe fare la differenza. Si tratta di un sigillo che viene applicato alla capsula e che, se manomesso, distrugge visibilmente la capsula stessa. Insomma, tarocca quel che ti pare, tanto poi il consumatore se ne accorge.

Certo, i prezzi per ora sono parecchio elevati, al punto che forse quasi conviene più un chip RFID (si va 0.20 a 1 $ a seconda dei quantitativi acquistati), davvero troppo perchè si crei una vera onda d’urto ma Prooftag – così si chiama il sigillo – ha tutta l’aria di essere se non altro l’inizio di un processo importante di innovazione. Per giunta coerente con quelle problematiche sempre attuali che sono la salvaguardia del consumatore ma anche la tracciabilità. Per avere maggiori dettagli consiglio di leggere l’analisi del prodotto fatta su Vinofolio.

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