Qualche giorno fa avevo letto su Decanter di un nuovo vino creato esplicitamente per la cucina giapponese. Si tratta del frutto del lavoro di Yoko Sato, wine maker di evidente origine nipponica ma con sette anni di esperienza in Spagna. Il suo vino si chiama Oroyo (spagnolo per un tipo di cesta), e viene ottenuto con uve Airen, Macabeo e Moscatel. Oroyo non è stato lanciato in in Giappone, ma negli Stati Uniti e nel Regno Unito, dove viene servito nei ristoranti giapponesi. L’idea è stata quella di produrre un vino adatto ad abbinamenti difficili con portate a base di riso e pesce crudo.
Mentre fuori dall’arcipelago nipponico accade tutto questo, cosa avviene nella terra del Sol Levante? Se n’è parlato in questi giorni sulla Stampa, cogliendo l’occasione del Vinitaly Japan. Le preferenze dei consumatori giapponesi per quanto riguarda i vini sono tutte rivolte verso spumanti e vini rossi corposi. Inoltre, malgrado i consumi pro capite siano ancora bassi (2 litri per anno), si fa notare che chi beve vino abitualmente ha dei consumi su livelli molto più simili a quelli europei. Le esportazioni italiane in Giappone sono in crescita (+7% a valore – primi 7 mesi 2006 vs stesso periodo 2005 – NB secondo Coldiretti la crescita è del +10.7%), e trainate soprattutto dagli spumanti (+30% a valore e +46,4% a volume).
- Alcune info sulle regole (in pdf) per l’esportazione del vino in Giappone – fonte Camera di Commercio di Udine, maggio 2006
- Un altro studio (in pdf), forse un po’ datato (2001) ma sicuramente interessante è quello fornito da JETRO (Japan External Trade Organization), in cui ci sono consigli su come entrare nel mercato giapponese e un quadro del mercato che include un’analisi dei consumi, della produzione domestica e delle importazioni. Da leggere.
Foto di Donald Cook