Obbligati ad aumentare i prezzi

Mi è arrivato poco fa un comunicato in cui si dice che secondo il Sindacato Imbottigliatori è necessario “predisporre un aumento generale dei prezzi di vendita non inferiore al 10%”.

“Nonostante le attuali difficoltà di mercato – afferma Andrea Sartori, presidente della Confederazione italiana della Vite e del Vino – tali aumenti sono assolutamente vitali per le nostre aziende, i cui margini di ricavo negli ultimi anni si sono sempre più ridotti. Bisogna considerare, inoltre, che nelle ultime due campagne i prezzi dei listini sono rimasti stabili o addirittura ritoccati verso il basso e ciò è stato possibile sì per i costi più contenuti delle uve ma a fronte comunque di sacrifici da parte degli operatori, dati gli aumenti di tutti i materiali che rientrano nel processo produttivo”.

Ora io mi chiedo, come si fa a “passare” questo concetto al consumatore? Come si fa a spiegare questo aumento dei prezzi all’enotecaro, e come fa quest’ultimo a spiegarlo al consumatore finale? Basta dire che sono aumentati i costi (di uve, manodopera, energia, ecc).?

E questa sarà forse la scusa per aumentare di nuovo, senza alcuna proporzione, i ricarichi dei vini al ristorante?

Questo articolo è disponibile anche in: Inglese

Consulente di comunicazione e marketing enogastronomico per aziende piccole e grandi. Docente presso la Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa. l'Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, lo IUSVE di Venezia e la Fondazione E. Mach. Autrice di vari volumi tra cui i manuali Marketing del vino (terza edizione 2021, Edizioni LSWR), Marketing del gusto (2015, Edizioni LSWR, con Luciana Squadrilli), e Marketing dei prodotti enogastronomici all'estero (2017, Edizioni LSWR, con Luciana Squadrilli e Rita Lauretti).

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