C’è un elemento che lega arte e vino (legame che tuttavia io preferiscono non forzare esageratemente come troppo spesso si fa ultimamente solo perché va di moda…). Un elemento che lega arte e vino anche a livello di marketing. E’ l’aspetto dell’esperienza.

Nel marketing museale, come in quello del vino, bisogna tenere sempre conto dell’esperienza personale, del rapporto unico che si instaura tra spettatore e opera d’arte, così come tra degustatore e vino. Un rapporto che è difficile da identificare perché ognuno di noi ha un bagaglio di esperienze dal quale va a pescare quando si trova davanti a un certo quadro e lo vuole interpretare, ma anche un bagaglio olfattivo dal quale va a ripescare nell’intento di riconoscere i sentori del vino nel proprio bicchiere. Cosa vuol dire? Vuol dire che il marketer non va a trattare solamente un vino, o un quadro, ma un prodotto nuovo, che è il risultato dell’unione della persona (con relativi ricordi ed emozioni) e del vino o dell’opera d’arte.
E’ proprio in virtù di questo legame stretto che parlo volentieri del Museo Agricolo e del Vino Ricci Curbastro, credo il primo, o comunque uno dei primi in questo genere (è nato 20 anni fa). Un museo dove l’esperienza del visitatore viene messa in primo piano, ed è infatti prevista per tutti la visita guidata. Non solo, sono previste dal 2002 anche visite guidate per le scuole, con un laboratorio sul gusto e sull’olfatto – un’iniziativa che apprezzo molto, memore ancora delle tristi esperienze museali italiane quando ero piccola, in confronto a quelle molto più interattive dei musei britannici…
E poi ancora una biblioteca con 2500 volumi e una sala conferenze…
Tutti questi fattori hanno contribuito a ottenere gli ottimi risultati raggiunti finora, con un totale di 130.000 visitatori dall’apertura a oggi, in crescita esponenziale – oltre 12.000 visitatori solo nel 2005.

Peccato solo per il sito web, che non è ancora all’altezza del museo, in quanto a grafica e facilità di navigazione. Ma visto il resto dell’offerta, si può pure chiudere un occhio per una volta e sono certa che in azienda ci stanno già lavorando.

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