In questi giorni sono stati presentati in Francia i risultati di un’indagine sull’importanza delle etichette nelle scelte di acquisto dei consumatori (francesi). 50 etichette sono state sottoposte al giudizio di 300 consumatori francesi durante alcuni focus group. Da questo studio è emerso che il criterio fondamentale sta nella grafica delle etichette. Vitigno e denominazione non hanno un’importanza rilevante, a quanto pare, per i francesi. Ciò che ci si aspetta dalle etichette è che trasmettano l’idea di nobiltà del vino.
Intuitivamente, ma ammetto di non avere dati alla mano, credo che il discorso delle etichette dipenda molto da paese a paese, sia per quanto riguarda i consumatori che i produttori. Il fatto che il consumatore francese si aspetti dall’etichetta che trasmetta i valori del vino, la sua nobiltà, è strettamente legato al caso francese. Ben diverso è quello australiano, dove il vitigno, in assenza di terroir e tradizione secolare, prende il sopravvento, a livello grafico, in etichetta. E dove davvero ci si può sbizzarrire con la creatività e con nomi come Yellow Tail, Black Swan e così via.
Alla fine la lezione, per i produttori francesi dovrebbe essere questa: non importa se c’è la moda, a livello internazionale, per le etichette ultra-creative: l’atteggiamento ideale è quello di continuare sulla tradizione – almeno finché si punta al mercato nazionale. Fermo restando che nel momento in cui ci si attiva a livello internazionale, forse un re-branding (e quindi un cambio di etichetta) diventa più importante di quello che si pensa.
Foto di Gaston Thauvin