62% sarà pure una bella percentuale, ma bisogna fare una bella distinzione con le quote a valore – non fornite nello specifico per la Gdo, ma solo per il canale enoteche, che raggiunge secondo la stessa fonte, il 6,5% a volume contro un ben più alto 16,5% a valore. Questa discrepanza tra quote a valore e a volume non è assolutamente una sorpresa, tanto più che i prezzi medi a bottiglia nella Gdo sono in diminuzione, passando dai 3 euro del 2004 ai 2,85 euro del 2005; al tempo stesso è chiaro a tutti che la ristoranzione e l’enoteca puntano a una distribuzione minore ma di prodotti più selezionati e quindi a prezzi più elevati (lasciamo stare qui il discorso dei ricarichi eccessivi). E’ per questo che secondo me, dare solo le quote a volume e non a valore, non ha molto senso, tanto meno se non si fornisce un raffronto rispetto all’anno precedente.
A rigor di cronaca, anche se i dati non si possono certo confrontare in quanto calcolati diversamente, per rendersi comunque conto del rapporto tra quote a valore e volume, nel 2001, secondo elaborazioni di Nomisma in Italia il canale retail (che presumibilmente qui includeva anche le enoteche) contava per il 68,1%, quello horeca per il restante 31,9%. Ben diverso, il rapporto nelle vendite a valore, che attribuiva a entrambi il 50%.
Vendite di vino: Gdo in crescita, pare, a volume. Ma è davvero interessante?
Secondo i dati forniti da Iri Infoscan, e pubblicati sul sito del Vinitaly, le vendite a volume nella grande distribuzione organizzata contano nel 2005 per oltre il 62% del mercato italiano, pari a oltre 5 milioni di ettolitri. Se a queste si aggiungono le vendite dei discount, si arriva al 75,4%. Putroppo, anche se nel comunicato stampa del Vinitaly si parla di crescita, non ho trovato nessun dato in merito alla crescita percentuale, cosa che è riuscita a depistare pure l’agenzia AGI dove si parlava di 62% di crescita… 🙂