Avevo già menzionato l’argomento Europa dell’Est e vino nelle scorse settimane, in un post sulle dichiarazioni di Assoenologi in merito all’allargamento a 25 dell’UE. Oggi leggo, sullo stesso sito, Winebusiness, due notizie diverse che parlano proprio di Est, e in particolare della Bulgaria.
In un mercato del vino come quello statunitense, con i consumi che crescono e con Australia e Italia in testa alle importazioni, dai dati pubblicati su AC Nielsen è risultato che tra i pochi paesi a diminuire la loro quota di mercato nelle importazioni sono proprio i paesi dell’Est Europa, insieme al Cile. Ma nessuno tiri un sospiro di sollievo – se poi c’è davvero da essere sollevati. Al tempo stesso, è proprio di oggi la notizia che la società californiana Bulgarian Master Vintners ha creato il primo marchio di vini bulgari per la Gdo. Questa società di importazione californiana specializzata in vini selezionati bulgari ha quindi deciso di sfruttare la propria esperienza decennale sul mercato statunitense. Ne é nato un brand, “VINI” dal nome inquietante. Sarà pur vero che si parla di mercato statunitense e non italiano, quindi non vale la regola “non puoi depositare il marchio “acqua””, ma temo che o questo brand si perderà nei meandri di Google, oppure non si potrà più fare una ricerca generica senza imbattersi in questi “VINI”.
Ad ogni modo, il marchio, ideato dal presidente di Bulgarian Master Vintners, Vance Petrunoff, è stato pensato per colpire il target del conoscitore di vino statunitense, senza però rischiare di spaventare i novellini e con un prezzo suggerito a scaffale di $ 7,99. Per ottenere questo prodotto, Petrunoff e il winemaker Miro Tcholakov sono andati in Bulgaria dove hanno acquistato i vini, li hanno tagliati e imbottigliati presso la Boyar Estates, un’azienda moderna nella Tracia, zona della Bulgaria meridionale dove vengono allevati soprattutto Cabernet e Merlot.

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