E’ la nuova trovata… pare. E lascia allibita anche una “markettara” come me. Per farlo viene utilizzato, udite udite, del succo d’uva sufficientemente stabilizzato per essere conservato senza problemi in negozio, scelto in seguito a un colloquio tra cliente e franchisee – che non deve essere per forza un enologo, per intenderci. A questo punto, in un mega caraffone il cliente può mischiare succhi d’uva dei vari vitigni, e poi il franchisee, abracadabra, aggiunge l’ingrediente magico, il lievito!!! (e anche qualche altro additivo). Parte la fermentazione e dopo 4-6 settimane in cui il franchisee custodisce amorevolmente il vino, viene filtrato. Seguono poi imbottigliatura ed etichettatura. Va bene la customizzazione – scusate il neologismo ma il tema se lo stramerita – ma non se si va a scapito della qualità. Per chi fosse interessato, vista la mia passione per gli hobby creativi, come primo proposito per il nuovo anno mi prometto di inventare una carta speciale per incartare il vino in tetra-pak (qualità medesima a quella del vino fai da te, se non migliore)… ovviamente niente ITX per le decorazioni!! Altro che personalizzazione del succo d’uva! Notizia inizialmente appresa da Lifestyle – Cibo e Vino Per maggiori dettagli: Apogeo Online Foto di Mario A. Magallanes Trejo

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