Il tema dell’enoturismo arriva in Europa. A breve, infatti, il Parlamento europeo sottoporrà una Oral Question al Consiglio Europeo su questo tema. La speranza è che questa procedua porti in seguito a far scattare una discussione durante la sessione Plenaria di Strasburgo davanti a tutti i Parlamentari europei riuniti. Al fine di rafforzare il messaggio, nel 2018 sarà anche prevista una conferenza al Parlamento Europeo sull’enoturismo.

La CEVI (Confederazione Europea Vignaioli Indipendenti) ha dato il suo apporto alla questione sottolineando il fatto che “in Europa l’enoturismo è ostacolato da barriere burocratiche, amministrative, fiscali e legislative che solo una legge ad hoc potrebbe abbattere”. Inoltre ogni Paese ha regole differenti. Ad esempio, in Italia un vignaiolo che voglia offrire servizi di enoturismo deve scegliere se aprire una società a responsabilità limitata o un agriturismo; in Francia invece il reddito derivante da prestazioni enoturistiche non può superare i 50.000 euro annui: superato questo massimane si passa a un regime fiscale molto più oneroso rispetto a quello agricolo; in Bulgaria, invece, un produttore di vino che volesse accompagnare la degustazione anche solo a un pezzo di pane, si trova costretto a prendere la licenza di ristorazione.

Viste le potenzialità dell’enoturismo, un intervento risolutore da parte delle istituzioni europee è più che auspicabile. Vale la pena ricordare che il Food Monitor 2016 aveva già rilevato che il 49% dei turisti internazionali più che basare le proprie scelte su motivazioni culturali, scelgono la destinazione in base al cibo. 

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