Provate a confrontare le etichette di Yellow Tail e Little Roo, coinvolte nella disputa rispettivamente tra l’australiana Casella Wines e l’americana The Wine Group, e vi sembrerà di giocare a uno di quei quiz da settimana enigmistica che si fanno sotto l’ombrellone d’estate, individua le 5 o 7 o 10 differenze. Una disputa tutta combattuta nel Nuovo Mondo del vino che devo dire mi fa sorridere perché se non altro, nel far west che è diventata la comunicazione di questo settore, una volta tanto non siamo coinvolti noi con finte mozzarelle e compagnia bella. La disputa ha dell’inverosimile. Quelli di Yellow Tail sostengono che l’etichetta del Little Roo richiama spiccatamente la loro, lanciata ormai una decina di anni fa; i secondi, invece, si appellano all’aver utilizzato un’altra specie di marsupiale. Non un canguro, dunque, ma un wallaby, specie di dimensioni più piccole che però pochi, persino in Australia, sembrerebbero in grado di distinguere. Per non parlare del fatto che i disegni degli animali sono stilizzati, per ovvi motivi, e allora le distinzioni si attenuano ancora di più. Il fatto è che tutti gli altri elementi grafici sono diversi (font, grandezza del brand, ecc.) Ma nessuno sembrerebbe notarlo, da una e dall’altra parte, almeno a quanto si scrive in giro: sono tutti impuntati sulla differenza tra canguro e wallaby, citando in causa il consumatore, povero ignorante confuso davanti allo scaffale non solo perché l’offerta è varia, ma perché di zoologia australe capisce ben poco.

Nell’articolo del Wall Street Journal fanno riferimento anche a un sito dedicato alle etichette che vedono gli animali protagonisti, Critterwines.com. Sito abbastanza carino che ha il pregio di far vedere come si possa rappresentare lo stesso animale in etichetta (e non mi sembra che tutti si siano messi a litigare per un cane o un gatto, ben più comuni) senza creare la confusione che si è creata in questo caso. Vabbè, però non si chiamavano Yellow Tail. Date un’occhiata a quelle con i cani, per dire: alcune sono di dubbio gusto ma altre, pur molto differenti tra di loro, sono particolarmente attraenti. E per chi volesse approfondire ulteriormente il discorso degli animali in etichetta, c’è anche un mio articolo apparso qualche anno fa su Tigulliovino.

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