To the Starbucks in ParisStarbucks rinnova l’offerta, e di parecchio, rilanciandosi ora come vineria. In realtà il progetto era iniziato già l’anno passato quando avevano lanciato un locale-test che si chiamava “15th Ave. Coffee and Tea inspired by Starbucks”. Non uno Starbucks vero e proprio ma qualcosa di ispirato da Starbucks. Ora invece i punti vendita avranno sempre lo storico marchio ma quello che troveranno all’interno i clienti sarà completamente rinnovato, a partire dal design e dai colori. Insomma, entrando da Starbucks qualcuno potrebbe pensare di aver sbagliato porta.
L’idea è quella di vendere anche vino in mescita e birra, oltre ad assaggi si formaggi e di salumi: caffetteria prima, vineria dopo. E i baristi di giorno si trasformeranno in camerieri e sommelier di notte. Tutto ciò con l’intento di far tornare i clienti più spesso e di sfruttare al meglio anche l’orario serale – il 70% del fatturato, a oggi, Starbucks lo fa entro le 14. Scelta rischiosa visto che si tratta di stravolgere uno dei brand più forti al mondo. C’è chi si dimostra scettico – troppa confusione – e chi invece crede che la promessa dell’atmosfera di Starbucks riuscirà ad attirare i clienti anche di sera. E io dove mi metto? Forse tra quelli che sperano che ce la facciano – anche se non ne sono certa al 100%. Sarebbe di buon esempio a tutti. Questo è l’anno in cui un altro colosso, Blockbuster, è crollato dopo il monopolio, perché non ha saputo tenere gli occhi aperti davanti alla crescita della pay per view e dei film on demand, perché non ha saputo rinnovarsi. Bello sarebbe se Starbucks dimostrasse che proprio rinnovandosi e anche facendo scelte rischiose, ma tenendo sempre d’occhio le preferenze del consumatore, si può andare avanti.

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