Ogni tanto arriva notizia di un nuovo tappo, o più in generale di una nuova chiusura per le bottiglie di vino. Sono tantissime le aziende che, magari con decenni di esperienza alle spalle, si occupano di innovare questo settore del mercato del vino.

Aziende che lavorano da manuale: fanno ricerche di mercato e poi sviluppano un prodotto che risolve un problema presente sul mercato. Immaginiamo che si riscontri che il consumatore è ancora restio a comprare una bottiglia col tappo a vite. Allora si sviluppa un prodotto che mascheri il tappo a vite e faccia immaginare al consumatore che la bottiglia è stata chiusa con un tappo di sughero. La domanda che mi faccio è questa: è giusto, dare questo messaggio fuorviante al consumatore? Negli anni a venire sicuramente aumenterà il numero di persone che ritengono che il tappo a vite sia preferibile – perché evita ad es. problemi di TCA – ma vale la pena “ingannare” il consumatore nel frattempo? O non sarebbe meglio comunicare i vantaggi del tappo a vite e fare “educazione”?

Se ci si pensa, e anche se purtroppo questo principio non è ancora rispettato da tutti, sono decenni che ci si muove affinché sulle confezioni di merendine, faccio un esempio, la raffigurazione sia simile al prodotto all’interno. Queste nuove innovazioni che pur partono da ricerche di mercato fatte a regola d’arte fanno insomma al tempo stesso un passo indietro per quanto riguarda la comunicazione. Oppure mi sbaglio?

Foto di Martin Luckner

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