Quando studiavo economia dei paesi in transizione nell’ex Unione Sovietica, anni fa, ricordo che si parlava dei metodi per raggiungere gli obiettivi del “pianificatore”, raggirandoli. Aneddoti che parlavano di un chiodo da 600 tonnellate anziché 600 tonnellate di chiodi, per fare un esempio. E dei problemi della discontinuità di fornitura di prodotti. Ore di fila per comprare le candele in un negozio senza fiammiferi.

A distanza di tutti questi anni dal crollo del regime sovietico ci si sarebbe aspettati qualche cambiamento, ma a quanto pare (ne parla il New York Times) i problemi di discontinuità di fornitura ci sono ancora. Stavolta a farne le spese è proprio il mondo del vino. Una nuova legge prevede infatti l’applicazione del bollino delle accise su tutte le bevande alcoliche a partire dallo scorso 1 luglio. Il fatto è che questi bollini, che sarebbero dovut arrivare giè a gennaio, sono arrivati, e in quantità limitata, solo a maggio, costringendo i negozianti e i ristoratori, a togliere dal commerchio le bottiglie di vino (l’applicazione del bollino spetta agli importatori, anche per le bottiglie già vendute, che quindi dovrebbero temporaneamente tornare indietro al mittente).

In un articolo apparso sul Chicago Tribune, ad esempio, “Fyodor Omelchenko, il manager di un ristorante italiano chiamato Vivace, afferma che la sua carta dei vini sta soffrendo [le conseguenze di questa operazione]. Delle 70 etichette proposte di solito, ne sono a disposizione solo una dozzina adesso. “

Secondo CEE (Central and Eastern Europe) Foodindustry.com il mercato russo nei primi mesi del 2006 ha subito perdite per milioni di euro direttamente collegate a questo problema con la nuova legge sulle accise.

Nessuno ha mai detto che la transizione sarebbe stata un processo rapido e indolore.

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