Con i dati statistici che confermano il trend di crescita del consumo di vino al femminile (secondo un’intervista di AC Nielsen pubblicata la scorsa estate) ho trovato particolarmente interessante un post su E-fluentials Blog, il blog della società di pubbliche relazioni Burson-Marsteller. In questo pezzo si parlava non tanto di consumatrici di vino quanto di crescente potere di acquisto delle donne in generale, grazie alla sempre più rilevante attività lavorativa e al prolungarsi dello status single. Nel post si cita una ricerca in base alla quale le donne sono più propense degli uomini a stimolare, e farsi influenzare dal passaparola. Uomini e donne hanno infatti modi diversi di comunicare, percepire e interpretare le informazioni. Secondo quanto scritto, senza perdere tempo (e budget pubblicitari) lasciandosi travolgere dallo stereotipo “inflazionatissimo” delle donne più emotive degli uomini – meglio puntare a capire come interpretano fiducia, valore e lealtà verso il venditore (ad esempio l’enoteca sotto l’ufficio – non quella sotto casa perché queste donne, ricordiamolo, lavorano!), e come si fanno coinvolgere dall’esperienza positiva di amici e parenti di cui si fidano. Secondo Marti Barletta, esperta di marketing e target femminili e autrice di Marketing to Women, poiché le donne curano molto più approfonditamente la loro decisione di acquisto, è più difficile che cambino opinione successivamente, e quindi sono praticamente già fidelizzate. Per cui niente attività di co-marketing con Tempo e Kleenex del tipo compri una cassa di vino e ricevi 10 confezioni di soffici fazzoletti di carta – ma piuttosto occorre stimolare tutte quelle iniziative, anche online, che danno inizio alla spirale del viral marketing e al passaparola. E ancora, da parte dei distributori, è indispensabile fornire sempre maggiori informazioni sul prodotto che si sta cercando di vendere, e consolidare le iniziative di fidelizzazione, magari inventandosi qualcosa proprio diretto al target femminile. Foto di Lotus Head

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